Ricorre oggi la nascita del mio amico Piergiorgio. Nonostante la mia pessima memoria, o meglio la mia sbadataggine (perché i nomi delle terre di Arda o dei pianeti che popolano l’universo di Star Wars li ricordo piuttosto bene), ho nei confronti dei compleanni una particolare predilezione , il genetliaco di una persona è una cosa che prendo piuttosto seriamente (ma non seriosamente), e questo perché credo nel destino. Vale a dire che credo che l’essere nati in un certo momento e in un certo luogo abbia un peso ben preciso, per sé e per gli altri. L’essere nato a Biella il 25 maggio del 1992 non è stato per me casuale, anche se ordito e trama mi saranno del tutto chiari quando potrò vedere con gli occhi di chi li incrocia per creare il tessuto della vita, così come non è stato un caso che il mondo ricevesse l’immenso dono di Piergiorgio il 6 aprile del 1901, a Torino, e che Biella sia stata teatro di buona parte della sua esistenza terrena. Piergiorgio è per me, come per tantissimi altri in giro per il mondo, un modello, una guida e soprattutto un amico fuori dal tempo. Ma io e altri pochi (rispetto alla moltitudine di “stranieri”) possiamo vantare il privilegio di porre i nostri piedi sullo stesso suolo da lui calpestato, di respirare la stessa aria da lui respirata, di guardare ammirati le stesse montagne che egli ebbe modo di ammirare e anche scalare. Non si tratta solo di un istinto poetico, di un gioco di parole fine a sé stesso, bensì dell’espressione della mia filosofia su simboli e segni. Essi sono frutto del nostro pensiero e perciò tutto sommato astratti, ma assumono una concretezza alquanto vivida nell’effetto che producono a loro volta. Una stretta di mano è solo una stretta di mano, il fatto che la si usi per salutarsi o stringere accordi è del tutto arbitrario; ma l’accordo stretto assume una realtà che sfido chiunque a negare, se si pensa ad esempio all’accordo stretto tra un assassino e il suo mandante. Il dito medio mostrato a qualcuno è solo un dito medio, ma lo stato d’animo di chi lo mostra e quello di chi lo vede sono assolutamente concreti, per non parlare delle potenziali conseguenze violente del gesto. Per non divagare oltre, anche il fatto che una persona che per me è come una guida abbia camminato per le stesse vie che io vedo ogni giorno può sembrare una cosa di poco conto, ma è invece qualcosa di estrema importanza, almeno per me. Segni e simboli ci riportano alla mente cose che normalmente si perderebbero nei meandri della nostra mente, tutta presa da mille cose. La casa dove Piergiorgio trascorse giorni felici, le montagne che amava scalare sono come un monito senza fine ad incamminarmi sullo stesso sentiero su cui camminava, un sentiero fatto di carità disinteressata e fede incrollabile. Per chi crede nella provvidenza, appunto, non è un caso che a me e a pochi altri sia stata data questa possibilità. Ad altri ancora sono state date altre possibilità, ma io e i biellesi abbiamo ricevuto questa, e io non intendo sprecarla, anche se di strada ne ho molta, troppa da fare. Piergiorgio è stato un dono per tutti noi, e ci tengo a ricordarlo il giorno in cui questo dono è giunto in terra, maldestramente ma con affetto sincero e infinita gratitudine.
Edoardo Dantonia: classe 1992, sono il più giovane e il più indegno di questo terzetto di spostati che si fa chiamare Schegge Riunite. Raccontavo storie ancor prima di saper scrivere, quando cioè imbastivo veri e propri spettacoli con i miei pupazzi, o quando disegnavo strisce simili a fumetti su innumerevoli fogli di carta. Amante della letteratura, in particolare quella fantastica e fantascientifica, il mio sogno è anche la mia più grande paura: fare della scrittura, cioè la mia passione, il mio mestiere.