N di MeNare, ovvero il miglior concentrato di schiaffoni oggi in circolazione.
Se siete lettori di arguti saggi o romanzetti da club del libro, questa antologia piena di ignoranza sopraffina e botte innominabili non fa di certo per voi. Ma se invece amate la violenza gratuita, il linguaggio ripugnante, il ritmo psicotico e la totale mancanza di buon senso dei protagonisti, ebbene quest’opera targata Lethal Books è al primo posto tra le letture consigliate.
N di MeNare raccoglie le penne di ben sedici campioni di cazzottoni cartacei (e non), laddove un’audace narrazione si mette al servizio dell’Ignoranza con la i maiuscola, quella che su Facebook sublima e diventa Eroica. Campioni che non esitano a gettarsi nella mischia del Fantasi (con la i perché rigorosamente nostrano) con la foga di un barbaro in furia, ma con una formazione solida quanto gli attributi dei personaggi che raccontano, tra premi letterari, cattedre universitarie e soprattutto birra a fiumi. Per non parlare dell’ingombrante presenza di quella masnada del collettivo Nerdheim, una “banda di mentecatti con spiccate tendenza grafomani”, per citare la loro stessa mirabile biografia.
Le ambientazioni di N di MeNare sono varie e variegate, molto spesso decadenti, quasi mai accoglienti, tra orribili bettole, ignobili bordelli e campi di battaglia di questo o di altri mondi. Per non parlare dei personaggi, tra i quali il più raccomandabile potrebbe tranquillamente fare da compagno di cella al Cannibale di Milwaukee. Gli autori di questa forsennata antologia infatti ci portano, o meglio ci trascinano senza tante cerimonie in mondi allucinanti tra personaggi allucinati, costringendoci a vivere le dis-avventure di banditi puzzolenti e mercenari fetenti, di preti blasfemi e avventurieri infernali, di mostruosi ibridi della terra di Pagania e di boia enormi e dal “poco sospetto” nome di Bambino, di pirati omosessuali e di legionari senza età, facendo una puntatina nell’augusta provincia di Crimini per assistere a una scazzottata tra putridi reietti, finendo nostro malgrado nella lontana colonia spaziale di Yuma per essere testimoni di una simpatica sparatoria al plasma, accompagnando poi nella sua caccia un misterioso cowboy interdimensionale e riuscendo infine a sfuggire ad una ignobile mischia di alieni tentacoluti in salsa lovecraftiana. Ogni descrizione, ogni dialogo, ogni figura retorica ci scuote (e percuote) dalla monotonia della letteratura moderna fatta di brufoli e fantasy mediocre, dando alla narrativa del fantastico una nuova linfa di cui non sapevamo di aver bisogno finché non ce la siamo ritrovata piantata nel cervelletto.
A curare l’opera troviamo Jack Sensolini e Luca Mazza, rispettivamente il Gasato e il Cinno, fondatori di Ignoranza Eroica, padrini del FantasI di MeNare e due dei sedici talentuosi seminatori di violenza di cui sopra. Una violenza geniale, azzeccata anche quando esagerata, fatta di continui riferimenti al cinema e alla letteratura d’ogni tempo. Un susseguirsi di metallo sotto forma di enormi spadoni, impietosi proiettili e gigantesche astronavi. Metallo e sangue, di quello che farebbe cagare sotto persino Tarantino. Ma anche sesso. Del gran sesso. Perché qua non ci si limita a picchiare e sparare e sfondare e infilzare, ma si scopa e anche di gusto. Insomma, in N di MeNare c’è tanto, tantissimo, troppo. E per questo è godibile oltre ogni umana comprensione e sopportazione.
E se a convincervi a leggerlo non bastano le buone maniere, sappiate questo: che a introdurre l’opera è niente popò di meno che Gabriele Campagnano, fondatore di ZHistorica e “Zweilawyer”, cioè un avvocato con la pazienza inversamente proporzionale alla circonferenza del suo bicipite; e che la copertina è frutto delle possenti mani di Francesco Saverio Ferrara, già ampiamente noto per gli stupendi disegni che corredano l’ormai celebre I Padroni dell’Acciaio.
Edoardo Dantonia: classe 1992, sono il più giovane e il più indegno di questo terzetto di spostati che si fa chiamare Schegge Riunite. Raccontavo storie ancor prima di saper scrivere, quando cioè imbastivo veri e propri spettacoli con i miei pupazzi, o quando disegnavo strisce simili a fumetti su innumerevoli fogli di carta. Amante della letteratura, in particolare quella fantastica e fantascientifica, il mio sogno è anche la mia più grande paura: fare della scrittura, cioè la mia passione, il mio mestiere.