Ho già scritto altrove che la nostra visione dell’Islam è fortemente condizionata dalla nostra prospettiva di occidentali e molto spesso di occidentali con una tradizione cattolica.
Uno dei punti in cui facciamo più fatica a concepire la religione musulmana è la comunità che ne è partecipe. Per capire quanto essa sia diversa da una Chiesa dobbiamo fare qualche precisazione su quali siano i fondamenti dell’Islam e su come fondino appunto la Umma.
L’Islam è una religione semplice con pochi ma forti dogmi, che si possono riassumere nella Shahadah: “Dio è l’unico Dio e Maometto il suo profeta”. Ad un buon musulmano di per sé non è richiesto di credere nulla di più; ovviamente questa affermazione comporta tutta una serie di conseguenze come l’importanza del Corano (la rivelazione definitiva data da Dio attraverso Maometto), l’interesse per i racconti che riguardano il profeta (che vanno a formare la Sunna) e via discorrendo. Tutto il resto di per sé è libero o per lo meno non normato. Questo fa sì che dentro all’Islam non esistano solo movimenti, scuole giuridiche, correnti di pensiero, ma anche delle vere e proprie sette, molte delle quali iniziatiche, gnostiche o a cui si può accedere solo per nascita. Questo già crea una fortissima disunità all’interno della comunità dei credenti, che è però molto complicata da ulteriori fattori.
Uno di questi è la netta supremazia del popolo arabo cui i musulmani cinesi, indonesiani e africani si sentono inferiori (ci sono dei casi particolari come la Turchia e l’Iran per chiare ragioni storiche). I Califfi sono stati tutti arabi e non potrebbero essere diversamente, dato che devono essere discendenti della tribù dei Quraysh, anche se gli Ottomani trovarono il modo di farsene passare l’autorità. In secondo luogo bisogna tenere conto delle forti divisioni storiche e politiche che hanno frammentato la comunità. Uno sciita si sentirà parte dell’Islam quanto un sunnita, ma difficilmente lo guarderà di buon occhio. Un turco e un curdo, pur appartenendo allo stesso Islam hanno molta più probabilità di ammazzarsi di un cattolico e un protestante.
Ultimo e importantissimo fattore è però il fatto che la religione maomettana fin da principio ha avuto un’anima duplice. Fin dal Corano si troveranno facilmente, anche nella stessa sura, passi accoglienti e benevoli affiancati a versetti sanguinari. L’Islam ha sempre avuto una mano aperta e una che stringeva la spada e queste, oltre a dar luogo al modo contraddittorio di rapportarsi con l’occidente, sono spesso in conflitto fra di loro; anzi, molto spesso la spada, essendo inflessibile, è in conflitto con sé stessa. Sappiamo che non ci sono vere indicazioni per un’ortodossia chiara a parte la shahadah, ma questo non vuol dire che l’Islam si realizzi solo in essa. Per essere una religione ha bisogno di qualcosa di più, perché una religione si vive, non basta ripeterne il fondamento; non basta una vaga adesione intellettuale, men che meno all’Islam che è così preciso nel dividere le azioni e le cose tra proibite e lecite. È però ovvio che se il fondamento è così minuto, le realizzazioni della religione potranno essere molto differenti e più sono differenti maggiore sarà il conflitto. Mancando di un’organo che indichi chiaramente che cosa è giusto e cosa è sbagliato, l’Islam è in guerra civile alla ricerca di un’ortodossia che non può essere ratificata fin dai tempi di ‘Ali, il primo Imam della shia. Neppure il potere politico unificante del califfato può promuovere definitivamente una delle scuole di pensiero. I Califfi fatimidi furono sciiti, ed ora il mondo islamico è sunnita. Vi fu un periodo in cui il Califfo appoggiò l’idea di un Corano creato, mentre ora (quasi) tutti credono che sia increato. Fra le quattro grandi scuole giuridiche si guardano in cagnesco, dandosi dei cattivi musulmani a vicenda. Da questo all’essere considerati unilateralmente dei miscredenti degni di essere passati a fil di spada la strada è molto breve.
Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.