“Perché ancora popoli i miei sogni, amore mio? Raramente t’ho chiamata così, ma ora voglio farlo: amore mio, perché non mi lasci davvero? Di giorno posso dimenticare, anestetizzare, tormentare la ferita finché non diventa insensibile. Ma di notte perdo il controllo, così ti cerco, ti bramo. Non sogni di un passato lontano e luminoso, bensì sogni di riunione, di riconciliazione. In essi già non mi vuoi, ma almeno siamo insieme. Io sono al tuo fianco. Timidamente, cautamente, ma ci sono. E tu ci sei, sei lì, posso stringerti, sentire ancora il tuo profumo. Tu non mi vuoi, ma io ti voglio.
Sono riuscito a non cercarti, con una fatica immensa, facendoti magari credere d’aver perso interesse, d’aver rinunciato a te. Ma allora perché tu mi cerchi quando meno posso difendermi? Perché non vai via anche da dove non sono in grado di mandarti via? Sono schiavo dei miei sogni, Morfeo mi tiene in pugno e non fa che stringere sempre più forte. Quando di mattina allenta la presa, conscio dei limiti del suo regno, rimangono i lividi; così io zoppico, camminando sulle ferite, trovando sempre nuovi modi di ignorare il dolore, sperando che passi in fretta. Ma esso incancrenisce, strato su strato, giorno per giorno.
Perché non vai via, amore mio? Non sono più tuo e tu non sei più mia, dunque che ci fai ancora qui? Lasciami, lasciami davvero se puoi. O donami ancora l’ebbrezza di tuffarmi nei tuoi capelli, di sentire il tuo cuore contro il mio.
Se questo non puoi o non vuoi darmelo, liberami da queste catene.”