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Insensibili automi o uomini?

Studiando la storia si scoprono un’infinità di cose interessanti, ma la prima a prevalere, almeno nell’indirizzo attuale, è che qualunque azione , orientata in un verso o in quello opposto, è dettata da complesse ragioni sociali, politiche ed economiche, almeno per quanto riguarda i potenti. Che un re od un imperatore possano aver avuto delle intenzioni sincere e delle sincere convinzioni, non passa minimamente per la mente dello storico; che un uomo possa innamorarsi ed essere tanto capriccioso e tanto giusto da mettere a ferro e fuoco il mondo per conquistare la donna che ama, è ovviamente impossibile; che un uomo sia tanto semplicemente umano da avere paure e timori e non solo dati freddi e distaccati, perfetti come la migliore arte astratta, non sembra considerato possibile. In fondo siamo degli studiosi e dobbiamo prendere in considerazione le ragioni serie, non quelle che vengono propinate al popolino; i Coriolano non esistono, i Cincinnato sono leggende e così via.

Tuttavia mi chiedo se un pensiero di questo tipo tenga conto veramente dell’umano che c’è in ciascun generale e governante, del fatto che sia inserito in un panorama di relazioni semplici che non si risolvono nella semplice ricerca dei propri interessi e di quello che si ritiene il meglio dello stato. Uno storico non sembra ammettere che un re possa essere un figlio e un padre e i fratelli si ricordano solo quando sono stati fatti assassinare dall’ennesima congiura di palazzo. Una simpatia umana, un odio umano, un amore, una passione sfrenata, un desiderio, un’ambizione, un’avidità, una generosità, un carattere umani sono in tutti noi e così nel modo di rapportarci con il resto del mondo.  Se si escludono i fattori più semplici e primitivi dell’uomo, come si può valutare il suo agire? Perché far fuori questa dimensione di ciascuno, in nome dell’imparzialità? Non è imparziale il cinico, ma cinico semplicemente e nei suoi occhi tutto si muta in cinismo. Anche il più sapiente degli studiosi non può liberarsi dalla propria parzialità, perché questa si situa fra ciò che vede e la sua comprensione e le informazioni gli arrivano già filtrate ed interpretate da quella che è la sua visione della vita; questo vale per quanto la visione cinica sembri credibile e disillusa. Il cinismo si illude di aver compreso ogni cosa con la sua disillusione ed anche questo è un condizionamento dello sguardo.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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