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Del bene e del male, dialogo II: Baldr e Loki

Loki: Che hai da sorridere, rinchiuso nelle profondità della Terra, fra le radici di Yggdrasil? La sventura ti ha reso folle? Devo ancora abbatterti, ridurti ad una condizione peggiore di questa, se pure ne esiste una?

Baldr: Non ne esiste una peggiore, secondo te?

L: Allora dove devo portarti?

B: Non è in tuo potere. D’altra parte presto la tua sorte sarà assai peggiore della mia, se non cambi la tua condotta.

L: Che dici? Il mio astro sta ancora soltanto sorgendo, il mio splendore ancora non si è mostrato; ho ancora molte cose da fare, prima di giungere al mio mezzogiorno.

B: Non siamo astri noi, come tu credi; per questo quello che tu ritieni il mio tramonto, la mia uccisione e il mio occaso, non sono la mia morte.

L: In cosa speri?

B: Non per sempre sono morto, questo io so per certo. Mi hai costretto a stare rinchiuso in una prigione, ma non per molto e la mia morte non è stata invano. Io sono qui per non distruggere la legge che regge il mondo e questo perché non era tempo ancora che ciò avvenisse, ma si preparano grandi rivoluzioni che non puoi comprendere. Il mio sacrificio è stata cosa di un momento, ma il versare il sangue non è mai abbastanza, anche se si tratta di sangue innocente; molte città di questo tempo hanno sperato di salvarsi tramite un immolazione di un puro, ma furono conquistate, perché la legge dei molti dei è ingiusta in quanto i sacrifici all’uno contrastano con le preghiere all’altro. Occorre un sangue superiore perché sia pagato il grande debito del mondo.

L: Esiste qualcosa di più in alto di noi? Tu eri il più bello e buono, il più innocente ed io ti ho fatto colpire e vinto e questo verdetto non può essere spezzato se non viene spezzata la legge che governa il mondo.

B: Sarà spezzata.

L: Come? Se per la tua innocenza non si è mosso a pietà il magnanimo cuore degli Asi, per cosa dovrà muoversi?

B: Chiami il cuore degli Asi magnanimo, ma non lo è abbastanza; occorre un cuore più grande ancora perché sia salvato questo mondo dal suo crepuscolo. Io sono morto ed ho salvato il mondo per un istante facendomi carico del peso della legge; la morte di uomini innocenti non ha potuto fare tanto, per quanto fosse necessario che da parte di un uomo venisse la riparazione. Ma il tempo in cui questo abisso separava gli dei dagli uomini volge ormai al termine, così come volge al termine la legge degli Asi; tu ne gioirai, ma non per molto, perché verrà uno che instaurerà una nuova legge.

L: Chi è costui? Chi è il mio avversario? Se ho ingannato gli Asi a tuo riguardo anche questo ingannerò e sconfiggerò.

B: Non puoi sconfiggerlo, se pure ti parrà di farlo; il Dōm cammina già fra gli uomini come uno di loro, è uno di loro e tuttavia la sua divinità è più grande della nostra. Così presa da due lati l’antica legge cadrà e Lui ne istituirà una nuova.

L: Ho ingannato l’antica e l’ho rivoltata a mio piacimento, con questa farò lo stesso.

B: Davvero lo credi?

L: In tutto ciò che impone un’osservanza c’è sempre un appiglio segreto su cui far leva. Il cuore degli uomini è debole di fronte alla realtà e il loro braccio lo è ancora di più; per schivare quello che loro pare un inevitabile disastro, sussurrando loro stessi parole astute al loro animo, inizieranno a flettere e ad allargare le maglie dei precetti e sfuggiranno alla rete della loro salvezza. Per sentirsi più a loro agio, ignoreranno quelle che sono le imposizioni più dure; oppure, crederanno di essere grandi solo per la loro osservanza e si slegheranno dall’origine dei precetti stessi, li imporranno a sé stessi e agli altri come regole per costruire la loro perfezione e non per legarsi alla perfezione che viene loro offerta e donata e moriranno nel tentativo di fare da soli quello che da soli non possono neanche immaginare. Ho già compiuto tutte queste opere, ho rivoltato i loro animi sui loro occhi riempiendoli di terrore e vanagloria, li ho fatti tremare di fronte alla grandezza delle opere loro richieste e li ho fatti gonfiare della loro grandezza fino a privarli del respiro. Ho allontanato le loro azioni dalla verità e le ho svuotate di tutto il bene che non fosse il loro infimo dono. Nessuna legge può imprigionare le mie molte arti.

B: Tu parli di una legge che è stata incisa sulla pietra per non essere cambiata, ma questa nuova legge, se legge si può ancora chiamare, non è fatta per essere mantenuta salda nella roccia, ma permutare la pietra su cui è impressa in carne vivente.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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