C’era una volta blogspot. Era un ambiente strano, dalle possibilità grafiche e non piuttosto lontane dall’essere eccezionali, ma molto semplice da gestire e da usare; permise in poco tempo a molti che volevano scrivere e parlare di cose che loro interessavano in pubblico di avere una piattaforma.
I social ancora contavano poco quindi i lettori bisognava procurarseli tramite siti amici, collaborazione e produzione di contenuti esclusivi o per lo meno di qualità, ed essere o meno una personalità conosciuta non era particolarmente produttivo. Internet era ancora poco usato e gli smartphone ancora non si erano diffusi, quindi il pubblico era molto ridotto e casuale, cosa che però non portava solo ad aspetti negativi.
I blogger di allora erano costretti a fare rete, a leggersi fra loro e a commentare, a segnalarsi a vicenda i contenuti interessanti e i personaggi intelligenti; erano costretti a dare un’occhiata ai loro followers (averne qualche centinaio voleva dire essere molto famosi) e a tentare di migliorare quello che pubblicavano, di modo che potesse colpire ed essere utile. Persino dei noti giornalisti tenevano blog con un pubblico di poche decine di persone e persino loro, personalità pubbliche dotate di una certa fama, molto di rado inserivano il loro nome nell’indirizzo. Quello che contava era ciò che volevano dire, non la loro persona, quindi il nome che davano ai loro blog era programmatico e non interessato a porsi come punto di riferimento fondamentale.
Poi tutto è cambiato: facebook ha cominciato a prendere un’importanza sempre più grande; si sono create delle grandi community attorno a dei (spesso giustamente) grandi nomi e i blog sono cambiati. L’interfaccia intuitiva ma graficamente poco appetibile di blogspot è stata abbandonata e si è preferito approdare su altervista o su domini acquistati; e sono apparsi i nomi. Ogni personalità ora ha un sito che si chiama con il suo nome e cognome. I vecchi blogger si proponevano come dei fornitori di idee, spunti e pensieri, quelli nuovi come delle guide da seguire perché sono loro e di loro ci si può fidare. I seguiti ora sono sconfinati rispetto ad un tempo e questo ha cancellato molta dell’umiltà degli scrittori del web di allora, o forse ha permesso alla loro vanità di emergere. Questo non rende meno buono quello che essi dicono, ma spesso ci fa dimenticare che ciò che conta non è tanto un uomo che non conosciamo, quanto la verità di quello che dice.
Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.