Lo snobismo europeo (pienamente giustificato per molte faccende) porta a guardare agli Stati Uniti come ad un luogo totalmente privo di storia. A questo fatto si fa tendenzialmente risalire la mancanza di cultura, o meglio l’estrema povertà della cultura americana. Ma è davvero così? Non sarà piuttosto il contrario?
Il fatto è che la totale mancanza di storia si va a scontare con il forte patriottismo che invece è una parte estremamente integrante della mentalità americana. Certo il patriottismo americano è molto simile a quello prussiano di inizio XX secolo, tuttavia si basa molto di più su questioni storiche. L’orgoglio dell’Indipendenza è una componente di massima importanza in questo sentirsi americani, così come la retorica della Libertà che ne stata stata generata . D’altra parte non dobbiamo dimenticare che, a parte alcuni Stati europei come la Francia, l’Inghilterra e la Spagna, la maggior parte degli altri, nonostante possano accedere ad una storia di lungo periodo, sono totalmente privi o almeno hanno subito un periodo di forte pausa nella loro storia come stati unitari. L’Italia ovviamente si trova tra questi e non dobbiamo dimenticare che mentre a stento si unificava il suo territorio, negli States si combatteva una sanguinosa guerra civile. Se si possono trovare per questi Stati delle vicende che hanno riguardato precedentemente lo stesso territorio, non si può negare che, se le due grandi basi per uno Stato moderno sono il territorio e un popolo, allora la storia americana può fare riferimento alle precedenti vicende dei popoli anglosassoni che sono andati poi a formarne il nucleo. Per quanto poi riguarda la storia contemporanea e chiaro come il ruolo degli Stati Uniti sia centrale per quanto riguarda la quasi totale superficie del nostro globo.
Le famiglie americane che non hanno avuto un parente morto in una delle guerre dell’ultimo secolo non sono troppo comuni, quelle senza un veterano sono piuttosto rare. Allora perché questa mancanza di comprensione della storia ? Perché esiste questa cultura che a tutti gli effetti fa fatica a confrontarsi con la storia ? forse proprio perché la storia di cui gli americani sono infarciti è troppa. Il punto è che gli ultimi avvenimenti li hanno portati a credere di essere l’unico centro del mondo, l’unica sua vera forza propulsiva, buona e votata al progresso, e questo è il più grave impedimento alla comprensione della storia stessa. Quello che manca agli Usa non è la storia, ma una visione disinteressata di essa. La loro storia, per come viene narrata, è estremamente mitologica nel senso peggiore del termine, ovvero nel senso che produce retorica, il peggior nemico della cultura.
Il problema culturale americano è che gli States non hanno mai subito qualcosa che abbiano potuto considerare la loro rovina, che credono di non essere mai stati veramente sconfitti, se non in scaramucce di poco conto. Il problema degli americani non è che sono giovani, nonostante abbiano questa grande retorica della giovinezza, ma proprio che sono vecchi. Tutti i grandi Stati europei hanno subito a loro modo delle sconfitte e delle crisi e hanno saputo rinascere ogni volta, risorgere dalle proprie ceneri, e in questo modo si sono mantenuti giovani, vivi, forti. La retorica della libertà, la retorica della democrazia americana puzzano di stantio e quelle che sembrano innovazioni e rivoluzioni sono cose che gli europei possono guardare con la superiorità dell’esperito operaio che vede il giovane apprendista nel suo primo mese di lavoro, ma anche con il disprezzo del giovane ambizioso che non è rimasto ancorato ad un mondo che gli suona antico e che vorrebbe solamente superare. I problemi americani sono vecchi come il mondo e lontanissimi da noi perché noi abbiamo molto sofferto, siamo caduti e ci siamo rialzati. La società americana è minutamente divisa sia su base censitaria che su base etnica perché non ha mai dovuto ripartire dai frammenti di sé e, perfino quando si è trovata in grave difficoltà per le due crisi economiche, non ha saputo veramente riformarsi, non ha saputo stringersi a qualcosa che sopravvivesse a tutto questo che non fosse lo stato. Il vecchio mondo è più giovane in questo perché ha sempre posto dei termini d’inizio e di fine; perché l’Italia è stato un regno ed ora è alla sua seconda Repubblica; perché la Germania ha visto tre Reich ed ora si proclama democratica; perché la Francia, quando venne la sua ora, tagliò la testa al suo re e poi fu una repubblica e un impero e un regno e una repubblica e un impero e una repubblica ancora. Il Regno Unito, apparentemente il più stabile nella sua forma politica, ha visto ben più rivoluzioni rispetto al Nuovo Mondo, alcune rapide e fulminee, come la creazione del Commonwealth da parte di Cromwell o la Gloriosa Rivoluzione (che bene o male ha definitivamente risolto il problema religioso all’interno dell’Inghilterra), oppure più lente e meno terribili, come il declino della Camera dei Pari e l’ascesa del Partito Laburista.
Il fatto è che tutta la vecchia Europa non ha mai avuto troppa paura di dover morire e rinascere; le sue radici sono antiche e per questo i virgulti possono essere giovani e crescere forti. Ha saputo imparare dai suoi errori, correggendo continuamente la sua mira e guarda con riconoscenza e distacco allo stesso tempo il proprio passato. La Rivoluzione Francese non può che suscitare ammirazione per i suoi principi e per quello che ha dato, ma non può che essere guardata con sospetto per la sua violenza e la sua natura profondamente borghese. Nessuno dirà mai nulla del genere della Rivoluzione Americana, perché essa è oggetto di culto più che di interesse. La Costituzione Americana è una sorta di testo sacro, cosa che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino non è, nonostante ci sia più vicina non solo nel tempo, ma anche per modalità di pensiero.
Ed ecco quello che io ritengo il punto definitivo: il fatto è che in Europa, per quanto la studio del suo passato si sia profondamente legato allo stato, non ha mai veramente costituito la base per il culto dello stato stesso. Gli Stati Uniti, per potersi mantenere uniti, hanno invece deciso di crearlo; ne hanno stabilito le basi, le liturgie, le preghiere. Forse è un caso che l’Inno Americano sia una lode della sua bandiera?
In ogni caso la religione impone di non relativizzare mai l’oggetto del suo culto. Perciò gli Stati Uniti, pur promuovendo delle riforme, non riformano mai il loro pensiero fondante; perciò la loro storia non è una storia, ma un’eulogia.
Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.
- Samuele Baracanihttps://scheggeriunite.it/author/0359a3454e226335/
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