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L’ossessione conservatrice per l’Islam

Se dovessimo dividere la cultura di destra (o meglio il surrogato di essa che è al momento presente), l’unica linea di demarcazione davvero efficace sarebbe il rapporto con l’Islam. Per una qualche ragione i conservatori ne sono assolutamente ossessionati, o in positivo, o in negativo.

Da una parte i neocon ancora soffrono la ferite del famigerato 11 settembre 2001, il che è comprensibile, e vedono l’Islam come il demonio incarnato sulla Terra, pronto a distruggere e divorare ogni cosa, il che è meno comprensibile e un tantino macchiettistico. Questi daranno la colpa di ogni evento negativo dal VII secolo in poi ai seguaci di Maometto, ignorando qualsiasi altra causa di decadenza e rovina l’Occidente abbia subito naturalmente o inflitto a sé stesso. Questi, poco memori della sonora smentita che subì Eusebio a pochi anni dalla scrittura della “Vita di Costantino, vedono l’Occidente come il provvidenziale esecutore di un piano divino, o per lo meno del bene. Il suo nemico è, ovviamente, l’Islam, così come in The Slayer of Souls era la setta degli Assassini, con la differenza che qui non si tratta di un gioco letterario (per quanto ideologico) ma appunto della diffusione di un’ideologia. Perso l’Anticristo precedente con la caduta dell’URSS, hanno dovuto aspettare una decina d’anni per il successivo e dovranno trovare il modo di farselo durare a basta.

Dall’altra parte, invece, si trovano i guenoniani. Non si vorranno mai far chiamare conservatori (anche se lo sono e più degli altri) ma tradizionalisti, che è il modo in cui chiamano tutto ciò che è contro il progresso. Questi adorano, letteralmente, l’Islam. Dato che il mondo sta andando in rovina (come sempre, ma son dettagli) occorre qualcuno che si opponga alla decadenza. Perché non l’Islam? La convinzione di questa parte settaria dei conservatori è che i seguaci di Maometto (e soprattutto gli Sciiti per ragioni politiche) non siano stati ancora toccati dal germe moderno che corrompe noialtri. Ovviamente tale germe moderno non viene mai definito con precisione, così come non viene definita con precisione la decadenza stessa, di modo da poter spostare l’asticella ogni volta che si scopre che qualcosa non è esattamente come se lo immaginavano nel loro mondo dei sogni. Se per i neocon esiste un confine precisissimo tra bianco e nero, una linea fin troppo retta e netta di demarcazione, per i guenoniani esiste un nemico, l’Occidente modernista e corrotto, ed esistono i suoi avversari che automaticamente acquistano virtù per il fatto di esserlo.

Per entrambi la realtà storica finisce col perdersi in una narrazione supereroistica, di stampo nettamente americano: il mondo è in pericolo e c’è bisogno di un eroe per difenderlo. L’unica discordanza sta in chi sarebbe l’eroe. Per il resto, entrambi si crogiolano in falsità di senso opposto. I guenoniani considerano tradizioni millenarie cose avvenute da pochi decenni, e attribuiscono ad esse virtù salvifiche rispetto alla rivoluzione industriale in modo tale che nessuno storico potrebbe mai prendere sul serio. I neocon invece saranno sempre pronti ad imputare ogni problema all’Islam, dall’Età Oscura (frutto del crollo dell’Impero Romano, ad opera degli indoeuropeissimi popoli germanici), fino alla moderna situazione geopolitica, passando per la crisi della prima modernità.

Va notato che questa ossessione sembra sempre sorvolare su uno dei fatti più tragici che hanno straziato l’Occidente e ci hanno messo un seme maligno ben più terrificante di quello della Rivoluzione Industriale stessa. Dovremmo essere ormai abituati a cercare il peggior nemico in un cattivo amico, ma stranamente quelli che si fanno chiamare conservatori non hanno imparato questa lezione dalla storia, forse perché erano troppo impegnati a rimaneggiarla. Se l’Occidente è decadente è perché è in guerra con sé stesso da secoli; e non si parla di una di quelle guerre per un pezzo di terra, o un diritto dinastico non rispettato, ma di una guerra ideologica e furiosa. La ferita profonda dell’Occidente nasce con la modernità stessa, ed è generata dalla Riforma e dalle Guerre di Religione che ne sono conseguite. Al di fuori delle questioni teologiche, pur estremamente rilevanti, la Riforma ha messo il fratello contro il fratello e il vicino contro il vicino; ha creato l’idea, messa da parte da secoli, che basti appartenere ad uno schieramento per essere buoni; ha creato una gara per lo sfoggio di una finta virtù con cui giustificare ogni altra azione. Certo, poeti come Shakespeare hanno provato ad ammonire che la colpa del suddito è solo del suddito, ma era già troppo tardi e di lì a poco si sarebbe iniziato a tagliar la testa ai re per cambiare il sistema, fallendo ogni volta miseramente. La Riforma aveva ridato il via alla guerra delle idee, che in Italia non si vedeva dal tempo dei Longobardi, ed i conservatori, con la loro ossessione per l’Islam, non fanno altro che perpetuarla.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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