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Che vuoi tu dall’amore?

Nelle fiabe l’amore è spesso raccontato come un eroe che deve superare delle prove per poter conquistare una principessa. Non c’è nulla di male o di falso in questa rappresentazione, ma spesso viene trascurata una parte che forse in tempi più terra terra era data per scontata. L’amore ci spinge a imprese eroiche, ma con quale forza? E come può l’amato o l’amata, conquistata tramite le prove, ricambiare davvero l’amante?

Ora, bisogna notare che tramite le prodezze si conquista la mano e non il cuore della principessa; è un modo non per convincere lei, ma per convincere i suoi genitori, o, nel caso moderno di una donna che decide per sé, il suo senso pratico. Giustamente lo straccione e lo straniero, e ogni uomo è un po’ entrambi, deve dar prova di sé per poter spiccare sulla massa di straccioni e stranieri, e un uomo che non abbia almeno un po’ di aspirazione di lasciare di sé un’impronta particolare per quanto minuta nella storia non è uno di cui fidarsi. Questo però non basta a garantire il lieto fine, non basta a coronare un amore felice.

Esistono però altre storie che non si fermano solo alle prove. Freyr, dio Vani dell’agricoltura nella mitologia nordica, a dirla tutta non le compie neanche di suo; manda piuttosto avanti il suo servitore che dimostra per via indiretta la prodezza del padrone. La fanciulla in questione poi si attiene ai patti, ma è una Jotun, una gigantessa dei ghiacci e, per quanto bella, è frigida come l’inverno, fino a quando il dio non compare in tutto il suo splendore sciogliendo il suo cuore di ghiaccio. Freyr è la primavera in tutta la sua gloria, il sole, i fiori, la vita stessa, ed è questo che ci conquista che spezza il cuore di pietra e lo fa tornare a pulsare nei nostri petti. Forse il meschino può desiderare la semplice sicurezza dall’amore, ma che cosa gli impedirà di scegliere uno piuttosto che un altro? Che cosa gli impedirà di abbandonare il primo nido una volta che ne abbia trovato uno più confortevole? E, d’altra parte, quale sicurezza è bastante perché uno abbandoni la propria vita precedente come l’amore imperioso ci comanda? Occorre qualcosa di più, una pienezza nuova e fruttuosa, una primavera dell’anima.

Alle volte però tocca a chi già è stato vinto vincere un eroe riluttante. Questa è la storia di Gerardo di Rossiglione che gareggiando per la mano di Elissandra si ritrova, con l’inganno, a vincere quella di Berta, sua sorella, di una bellezza meno fulgida ma piena di forza e di risorse e pronta a seguirlo ovunque, anche quando perderà tutto. Ed è il fascino irresistibile di questa fedeltà che commuoverà il barone fino ad innamorarlo.

Un’altra storia è quella di Gepac, storpio in grado di usare solo la parte sinistra del corpo ma fortissimo da quel lato. Per questo sua moglie, conquistata dopo prove grandiose, cospira coi suoi fratelli per levarselo dai piedi. Gepac è forte a basta da evitare di finir male e ha un’altra caratteriristica ben più importante della sua forza: è buono e gentile e sa perdonare. Per questo non solo non farà altro che liberarsi ma non cercherà vendetta. La moglie allora andrà a cercarlo per riconciliarsi e vivere finalmente felice con lui, perché un cuore buono è meglio di un aspetto piacevole, e non deperirà col passare del tempo.

Ultima fra le storie che citerò l’Odissea. Molti criticano la disparità di trattamento fra Ulisse e Penelope, ma non notano la vera ragione per cui la fedeltà di quest’ultima è davvero considerata così preziosa: la regina di Itaca non è solo una che si comporta da buona donna di casa. Lei ha scelto Ulisse e lo ha scelto al punto da sperare contro ogni speranza e attendere, nonostante tutte le pressioni, fino all’ultimo. Questa scelta è l’ultima prova d’amore ed allo stesso tempo è ciò che rassicura Ulisse, rientrato come una spia nella sua stessa casa. La prova stessa che, forzata all’ultimo, pone ai pretendenti è di essere Ulisse perché solo lui sa tendere l’arco. Infine, dopo l’agnizione dell’eroe e lo sterminio dei proci, pone a lui un’ultima prova, segretamente la più terribile: non basta che lui sia Ulisse, deve essere quell’Ulisse che lei ha scelto, quello con cui condivide i suoi segreti, la poca vita passata assieme, quello che ha atteso per vent’anni, temendolo morto. Quale cuore non si incendierebbe di fronte ad una tale devozione? E che altro si potrebbe desiderare dall’amore?

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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