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Una nota contro un cannone

La sera dell’attentato a Nizza ero in Francia, a non troppi chilometri da quella città. Il giorno dopo tornavo in Italia, molto turbato da quello che avevo saputo, più a spizzichi di notizie  che in modo approfondito. Avevo paura che accadesse qualcosa ed ero triste per quello che era accaduto e con questo stato d’animo, lenito da buona compagnia, ero salito sul treno che mi avrebbe portato a Ventimiglia, di nuovo in Italia, e poi via verso casa. La gente che c’era sulla carrozza era anch’essa affannata e triste, forse anche impaurita. Poche stazioni dopo quella da cui  sono partito il treno si affolla di gente di ogni specie; sento parlare in diverse lingue più o meno conosciute attorno a me e all’improvviso le corde di un ukulele vengono pizzicate e si alza una voce melodiosa; due ragazze, forse troppo spensierate per il momento, ma piene di vita e gioiose, si mettono a cantare una canzone a due voci. Due inglesi dietro di me, affascinati, cedono loro il posto, ma le due ragazze continuano, formano un trio con uno di questi e scegliendo con cura canzoni ben note coinvolgono in breve tutto il vagone nel loro canto. Quelli che non sanno cantare immortalano il momento come possono, filmando con i cellulari. Il cuore di tutti, cullato dolcemente, si riempie di pace e serenità, come quello di Saul quando sentiva l’arpa di Davide, la paura del male lascia spazio alla coscienza che esistono molte cose buone e belle per cui vale la pena di vivere e non solo di voler sopravvivere a tutti i costi. Per una mezzoretta non c’è più nulla che ci possa turbare, siamo il vagone più coraggioso del mondo, per il dono di questa semplice gioia; il canto, il mare che si vede dal finestrino, valgono la pena di morire, valgono la pena di vivere in questa valle di lacrime.

Volete combattere il terrorismo? Non colorate i monumenti di luci arcobaleno o i pavimenti con gessetti colorati, non creerete speranza, non istruirete nessuno, né produrrete altro che un vago sentimento di solidarietà istituzionale; se volete fare un disegno, fatelo bene e mostratelo a un vostro amico. Non cantate Imagine con tutta la sua utopia, perché la teoria non vi salverà dalle pallottole; cantate Hey Jude lasciandovi commuovere da parole e melodia e le pallottole vi uccideranno senza farvi troppo male. Nutrite i vostri spiriti non di ideali grandi e gonfi la cui sostanza si riduce ad un vago volemose bene, ma di quello che il giorno vi dona. Il terrore non si può combattere con il pacifismo, opponetevi ad esso con quell’unica gioia che può rendervi coraggiosi

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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