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L’originalità selvaggia

La continua pretesa di originalità sarà la fine del vero. La verità non è originale, anzi, è per lo più banale e sciocca, non di rado fino all’assurdità della banalità stessa. L’erba che si calpesta in un prato è bella perché è vera ed è vera perché è banale. Se l’erba non fosse verde, sarebbe di certo straordinaria, ma non bella. Troverei l’erba rossa alquanto inquietante, allo stesso modo di quella blu e nessuno potrebbe criticare chi si rifiutasse di appoggiarci sopra il piede. Si potrà accusare tale mentalità di chiusura e abitudinarietà e può darsi che lo si faccia a ragione; eppure mi pare follia criticare lo scienziato che osservando qualcosa di insolito, quindi originale, sia cauto a riguardo.

A me questa originalità in tutto e per tutto non piace molto; non la trovo espressiva, né bella, né vera. Sono convinto che possiamo amare il colore dei fiori perché i loro steli sono verdi, perché emergono in qualche modo dall’ordinarietà del prato come eccezioni e non come regola; allo stesso modo, l’artista, il pensatore, l’intellettuale sono originali non perché ogni volta creano qualcosa di nuovo, ma perché fioriscono sul vecchio banale stelo verde.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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