Eresia nella sua accezione etimologica significa scuola di pensiero; se dovessimo dedurre la natura del suo referente da essa, la cosa risulterebbe decisamente ingiusta per le eresie del passato. Gli eresiarchi di un tempo ritenevano di essere gli unici depositari della verità o della sua corretta interpretazione. La loro violenza era costruttiva, perché quello che pretendevano era che tutti aderissero al mondo nuovo che volevano creare. Le eresie moderne, però, si basano proprio sul fatto di non essere assolute. Si presentano come delle semplici diverse opinioni su un qualche argomento, e non cercano in alcun modo di dimostrarsi le uniche possibili. Proprio per questo però la loro furia è distruttiva e pericolosa. Su alcune cose non ci si può permettere di avere un’idea vaga, anche se non fosse perfettamente corretta. Si può credere che andare in alto mare sia pericoloso per i mostri marini oppure per le tempeste, ma credere che lo sia solo secondo alcuni, questo è ridicolo. Immaginate un uomo a cui sia caduta una trave in testa cui viene detto che il dolore che sente è puramente soggettivo e dunque non debba farsi curare; immaginatelo udire che ognuno ha la sua verità e che sulla caduta delle travi ci sono solo idee che non si possono dire vere perché ciò andrebbe a ledere la libertà di una religione che basa su questo i suoi riti; immaginate che quest’uomo venga preso in giro perché un noto gruppo di pervertiti basa il suo godimento sul prendere a testate dei grossi pezzi di legno. Ecco, questa è la potenza distruttiva di chi desidera che nessuna idea si imponga; oltretutto non solo priva l’uomo dei vantaggi di un’opinione giusta, ma persino di quelli di un’opinione sbagliata. L’uomo cui è permesso di credere che la sua idea sia giusta proseguirà dritto è sicuro fino a che non si scontrerà con la dura realtà. Ma colui cui si dice che la sua è un’opinione fra le tante non lascerà neanche il porto di Palos. Nessuno vuole rischiare nulla per una scuola di pensiero.
Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.