Esiste nelle lingue un processo assolutamente irreversibile e unidirezionale, che al massimo si può arrestare e si chiama grammaticalizzazione. Si tratta di quel processo tramite cui una parola piena diventa una parola vuota; il processo tramite cui il pronome dimostrativo latino ille è diventato il nostro articolo determinativo. Irreversibile e unidirezionale significa che una volta che la parola inizia a perdere il suo significato pieno il suo mutamento può solo arrestarsi, ma non può tornare indietro. Questo finché si resta nella linguistica descrittiva.
Se però si supera lo scoglio e si entra nella glossopoiesi (la creazione di lingue inventate) le cose cambiano e questo cambiamento mi ha aiutato a comprendere il complicato problema teologico del rapporto dell’eterno con il tempo. Infatti una parola grammaticale (ovvero vuota come l’articolo o una preposizione) può nascondere dietro di sé una parola piena, ma chi studia la lingua è interessato solo alla forma attuale (l’istante). Il glottoteta (l’inventore della lingua) però quando crea una lingua la conosce tutta intera e conosce tutto il suo sviluppo; si tratta ovviamente di un’evoluzione fittizia ma nel momento in cui il glottoteta parla sa che l’istante ha un passato e un futuro; conosce e può risalire, con la fantasia o con altro, violando tutte le regole senza invalidarle. Il potere di subcreazione del glottoteta sulla sua lingua gli conferisce onniscienza e controllo del tempo su di essa; per lui non esistono né il passato né il futuro, può parlare la sua lingua come se fosse di un secolo o di un altro del suo sviluppo e così è il modo in cui Dio vede il tempo: non come una sequenza, ma come un intreccio. Un istante del tempo non è un punto su una linea, ma il centro da cui si dirama tutta la storia. L’eternità del Dio cristiano non è altro che questo.
Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.