Il mondo ha un estremo bisogno di epica, anche se non sa bene dove trovarla. Un’epica nuova, disincantata ma ancorata a qualcosa di buono che ci spinga ad andare avanti. Forse proprio da questo nasce il progetto di questa saga ambiziosa, esordio di un mio conterraneo.
Il genere in cui si può fare rientrare quest’opera senza forzarla troppo è il fantasy spaziale, per capirci la stessa categoria di Star Wars. Solo che rispetto a Star Wars la creazione del mondo ne “Il mistero dell’Artefice” è molto più coerente e funzionante, alle volte anche fin troppo minuziosa. Le razze presenti sono definite con cura, dotate di loro particolarità non solo fisiche ma anche comportamentali, diversi modi di aggregazione e un diverso approccio alla metafisica. E qui ci si trova di fronte ad un salto che pochi romanzi moderni si degnano di fare. Non solo esiste un qualcosa che supera la mera concezione di un mondo materiale, ma perché esistono diversi approcci per accostarcisi. Il tutto però non è ridotto ad un semplice e mero relativismo: il male esiste ed ha una connotazione ben precisa, concreta, visibile e da combattere. A parte qualche capitolo, un più o meno lieve senso di minaccia non vi abbandonerà mai; forse perché il centro di questo libro è proprio questo: esiste un modo per sottrarsi al male che incombe? Alla distruzione di tutto che è prossima?
Disilluso senza essere cinico, fiducioso nella capacità dell’uomo di fare, questo libro prende molti elementi dallo Sword & Sorcery, da realtà di vario tipo e genere (inconfondibile l’impronta bellica di Warhammer 40000, ampliato, riveduto, reso realistico e mescolato a conoscenze militari dei nostri tempi) e modella una creazione nuova, originale, avvincente. Unico peccato grave, l’attesa per il prossimo volume…
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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.