Etica dell’apologetica cibernetica

Da quando esiste il web si è moltiplicata infinitamente la schiera di difensori della Chiesa Cattolica, il che può sembrare una buona cosa e tuttavia presenta dei problemi. Innanzi tutto molti di questi autoproclamati apologeti sono alquanto maldestri. Che siano più o meno tradizionalisti corrono il rischio di produrre più danni che benefici, per una lunga serie di ragioni.

Una di queste è che molto spesso non hanno minimamente la coscienza di essere dilettanti. Sia chiaro, i dilettanti e gli amatori sono quello che muove il mondo, molto più dei professionisti; quello che però li rende veramente importanti è la loro coscienza di essere gente conscia dei propri limiti. L’umile può innalzare il magnificat, le voci dei bambini sono state scelte per confondere e umiliare i nemici, ma se si toglie al semplice la sua modestia egli finirà col rimanere un sempliciotto borioso; il suo unico scopo sarà dimostrare la vastità della sua sapienza puntando il dito contro qualsiasi cosa prima che lo facciano gli altri per dimostrare di avere un maggiore discernimento.  Ora è ovvio che questo è molto lontano da quello che è il vero scopo dell’apologetica. Oltretutto a furia di puntare il dito si finirà col trovarsi soli e soffocati da tabù ben più restrittivi di quelli delle Isole del Pacifico.

Una seconda ragione è che spesso, sotto una maschera di difesa della Chiesa, si nasconde la difesa delle proprie idee, abitudini, simpatie personali. Farsi scudo di scuse prefabbricate per difendere la propria posizione è un’arte antica, ben più millenaria del Cristianesimo, che difficilmente morirà mai; tuttavia sarebbe buona cosa non trascinare nella propria miseria cose che non ci hanno nulla a che fare, anche perché il rischio è di venirne abbandonati nel momento del massimo bisogno.

Una terza ragione, forse la più grave, è l’idea di avere la facoltà di difendere Dio. La Chiesa Cattolica non ha alcun bisogno di un avvocato difensore, le sue forze (anche solo istituzionali) sono molto più grandi di quelle di qualsiasi uomo. La sua storia affonda le sue radici nei secoli, la sua ampiezza raggiunge ogni confine della Terra. D’altra parte l’apologetica non è nata sicuramente per questo. Piuttosto è nata per difendere gli uomini dalle loro idee strambe e dai loro pregiudizi ancora più sciocchi. Può sembrare paternalistico ed in effetti lo è; l’apologetica è la tipica paternale che si fanno gli amici quando uno dice un’emerita e patentata idiozia che rischia di metterlo in una situazione complicata. Pensarla diversamente, soprattutto da dilettante allo sbaraglio, è più un danno che un guadagno.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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