“Ordinarie follie” di Edoardo Dantonia

Domenica, a Messa, ho visto Dio. A chi questa affermazione potrà sembrare alquanto banale, devo dire che Egli era seduto tra le panche e indossava una giacca di colore beige. Devo anche dire che è vittima di una calvizie piuttosto avanzata. No, non sono impazzito. Non nel senso comune del verbo. Semplicemente ho preso sul serio quello che ai più può sembrare un errore liturgico. Dopo aver letto il Salmo, durante la liturgia della Parola, un ometto piccolo e secco, il quale avrà avuto almeno trent’anni ma non ne dimostrava più di venti, ha compiuto un evidente sbaglio: non si è inchinato di fronte all’altare prima di tornare al suo posto. Questa mancanza non mi ha stupito troppo, dal momento che nelle messe a cui partecipo ho visto inchini di ogni tipo: da mezze genuflessioni che paiono un colpo della strega a teste piegate che fanno sembrare l’inchino uno starnuto. Ciò che mi ha divertito e stupito allo stesso tempo è quel che è successo dopo, quando egli era ormai prossimo al suo posto a sedere. L’ometto, forse rendendosi conto della dimenticanza, ha infatti abbozzato un inchino, una specie di starnuto, appunto, con la testa. Il fatto particolare è che non si è girato verso l’altare, come avrebbe dovuto fare, ma è rimasto voltato nel verso in cui stava camminando. Curiosamente, e qui arrivo al punto della questione, sulla direttrice dell’inchino si trovava un grosso signore, la perfetta antitesi del piccolo uomo che gli stava mostrando quella reverenza. Di fronte a questa scena così comica, ammetto di aver sorriso, tra il divertito e il supponente. Ma, subito dopo, una di quelle intuizioni che mi colgono come un fulmine sul capo mi ha fornito un’immagine ben più comica e, soprattutto, realistica. Mi ha colpito cioè l’idea che quello dell’ometto non sia stato affatto uno sbaglio; almeno non uno sbaglio in tutto e per tutto. Non è un modo di dire che Dio si è fatto Uomo. Non si tratta di un’idea suggestiva o di un gioco di parole affascinante, ma bensì di una realtà concreta. Dio si è fatto Uomo nel senso che Dio si è fatto ogni Uomo. Cristo Gesù disse: “Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Egli è in ognuno di noi nel senso che ha preso su di sé la carne di ognuno di noi. Quasi verrebbe da dire che se Dio ci ha creati a Sua immagine e somiglianza, ha poi creato Sé stesso a nostra immagine e somiglianza, come ripetendo la Creazione alla rovescia. Dante, arrivando al culmine del Paradiso, vede il Volto di Dio e dice: “Quella circulazion che sì concetta/ pareva in te come lume reflesso,/ da li occhi miei alquanto circunspetta,/ dentro da sé, del suo colore stesso,/ mi parve pinta de la nostra effige:/ per che ’l mio viso in lei tutto era messo”. Il Sommo vede cioè un volto umano (“la nostra effige”) nel Volto di Dio. Egli vede un uomo in Dio. Domenica io non ho visto il volto di quel grosso signore con la giacca beige, ma posso dire con assoluta certezza che, se lo avessi visto, avrei visto il Volto di Dio.