Disertori d’idee | mienmiuaif & bra
“Ordinarie follie” di Edoardo Dantonia
È comune credenza che la proprietà che più sta a cuore ad un uomo sia quella privata. In effetti non è una convinzione così campata in aria. Io stesso difenderei la mia proprietà ad ogni costo, e chi ritiene che non valga la pena prendere a calci uno che tenti di rubargli l’auto, generalmente è chi l’auto se la può ricomprare altre due volte. In ogni caso, esiste una proprietà a cui l’uomo tiene ancora di più, ed è la cosiddetta proprietà intellettuale. Mi ha colto questa intuizione parlando con mio nonno, ascoltando, una dopo l’altra, una serie di assurdità per me inconcepibili, ma da lui difese come se fossero state delle figlie. Dopo essermi chiesto a lungo cosa diamine gli passasse per la testa, sono giunto alla conclusione che egli si stava davvero trovando a difendere la sua prole, una prole intellettuale. Quando un essere umano concepisce un’idea, ne diventa il padre in ogni senso possibile: la ama, la cura, la difende, anche gelosamente, violentemente. Quasi seguendo la norma del labor limae di cui parlava Catullo, un’idea viene levigata e modellata con passione e dedizione. Essa viene cresciuta e custodita, amata e protetta. Oserei dire che si diventa persino creatori. Ecco, allora, il motivo dell’animosità di mio nonno nel difendere idee assolutamente sciocche: sono sue. Egli le ha create e ne è orgoglioso, e chiunque tenti di attaccarle dovrà fare i conti con la sua ira. Se gli venisse, per assurdo, l’idea di lavare delle carote con la candeggina, ci vorrebbe un grande sforzo per convincerlo che è un’idiozia, non perché lui la trovi particolarmente sagace, ma perché è sua, è frutto del suo intelletto. Ed ecco anche perché ogni discussione è, in fondo, una battaglia in cui le idee sono regni da difendere, castelli da fortificare. Ecco, infine, perché un uomo che non si infervori per le proprie idee lascerà sempre il dubbio che a quelle idee non tenga abbastanza, oppure, peggio ancora, che quelle idee non siano sue; resterà sempre il dubbio che quell’uomo sia un disertore o un codardo.
Edoardo Dantonia: classe 1992, sono il più giovane e il più indegno di questo terzetto di spostati che si fa chiamare Schegge Riunite. Raccontavo storie ancor prima di saper scrivere, quando cioè imbastivo veri e propri spettacoli con i miei pupazzi, o quando disegnavo strisce simili a fumetti su innumerevoli fogli di carta. Amante della letteratura, in particolare quella fantastica e fantascientifica, il mio sogno è anche la mia più grande paura: fare della scrittura, cioè la mia passione, il mio mestiere.