“Ordinarie follie” (biellesi) di Edoardo Dantonia
Ultimamente Biella è stata la protagonista di un altro primato: dopo essere stata dichiarata provincia più noiosa d’Italia, nuove statistiche hanno stabilito che in essa il tenore di vita è il migliore in assoluto. Insomma, non succede un tubo, ma cavolo se si sta bene!
Un mio caro amico, nonché prezioso avversario in numerosi dibattiti, mi ha accusato di essere uno a cui piace andare controcorrente per il puro piacete di farlo. Ebbene, ora avrà sicuramente l’occasione di ripetermelo per l’ennesima volta, siccome io fatico ad accettare questo tipo di analisi, siano esse positive o negative.
Rifuggo statistiche e grafici a prescindere da quel che affermano, fosse anche l’assoluta irresistibilità della mia persona.
Nello specifico, non credo proprio che Biella sia noiosa, in alcun modo. E non perché in essa vi sia chi pratica scambi di coppia e sesso con animali (che sono cose datate e banali, rintracciabili in qualunque mito o racconto antico). Biella non è noiosa perché è, semplicemente. La città esiste, e già questo dovrebbe bastare a renderla interessante; perché ogni cosa che è potrebbe non essere, e nessuno ci garantisce che non avrebbe potuto essere altrimenti.
Biella, con le sue montagne e i suoi condomini e le sue fabbriche, è sospesa sul nulla, come fosse a testa in giù, e persino un ragazzetto che casca dalla bicicletta dovrebbe destare stupore, dal momento che non capita tutti i giorni di vedere un giovincello staccarsi all’improvviso dalla sua due ruote e finire incollato ad una volta di catrame.
La verità è che non esistono cose, eventi o persone noiose, ma soltanto persone annoiate, come diceva un mio amico di carta e inchiostro.
Quelli che hanno bisogno di sentir parlare di omicidi, stupri e rapine per essere scossi hanno semplicemente perso un certo sguardo sulla realtà, cioè quello sguardo che accoglie come un miracolo ogni cosa che gli passi davanti, si tratti di un maniaco omicida o di un maldestro fanciullo in bicicletta. Il problema non sta nella realtà, ma bensì in come noi la guardiamo.
Se provassimo a metterci a testa in giù, percepiremmo tutta la vertigine nei confronti di quel qualcosa o qualcuno, che regge case e alberi sull’abisso del cielo, e saremmo grati e meravigliati d’avere i piedi incollati alla terra.
Edoardo Dantonia: classe 1992, sono il più giovane e il più indegno di questo terzetto di spostati che si fa chiamare Schegge Riunite. Raccontavo storie ancor prima di saper scrivere, quando cioè imbastivo veri e propri spettacoli con i miei pupazzi, o quando disegnavo strisce simili a fumetti su innumerevoli fogli di carta. Amante della letteratura, in particolare quella fantastica e fantascientifica, il mio sogno è anche la mia più grande paura: fare della scrittura, cioè la mia passione, il mio mestiere.