Luoghi comuni e mal di mare | mienmiuaif & bra
“Ordinarie follie” di Edoardo Dantonia
Se avessi dovuto usare un sinonimo di “ordinarie”, per titolare la mia rubrica, avrei usato senz’altro “comuni”. È questo infatti un aggettivo che mi suscita sensazioni eccitanti e vertiginose al solo pensarlo, come se mi trovassi sulle montagne russe (anche se questa è una pura supposizione, visto che il massimo dell’adrenalina è stato per me il bruco-mela ai tempi delle elementari). Il motivo di tanta emozione è tutta la serie di sostantivi che si legano a “comune”: senso comune, luogo comune, uomo comune. La maggioranza delle persone considera queste cose un male (anche se vi si affidano più di quanto vogliono far credere). Il senso comune è per loro un modo di pensare non indipendente, non libero; un luogo comune è uno squallido pregiudizio nei confronti di qualcuno o qualcosa; l’uomo comune è una persona senza particolari qualità, insipida. Io invece do a queste cose un’accezione positiva, e anzi mi viene l’istinto di comporre inni e lodi per esse. Considero infatti il senso comune quell’insieme di regole non dette che ognuno assimila fin da bambino e che gli consegna nelle mani un linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni o spiegazioni (altro che la matematica). Per esempio, è buona norma quando si è sull’autobus far sedere al proprio posto vecchie signore e donne incinte, e questo vale in Italia, come in Inghilterra, come in Bolivia; basta uno sguardo e un cenno della mano, non serve alcuna interpretazione. Un luogo comune, buono o cattivo che sia, è per l’appunto un luogo, un luogo in cui più persone possono trovare un punto d’accordo. Un luogo comune è un posto dove un avvocato, un muratore e un poliziotto possono per un istante fare parte dello stesso mondo, pontificando sull’inaffidabilità delle previsioni meteo o sulla lentezza dei lavori stradali. L’uomo comune, infine, è l’uomo che riassume in sé tutto questo. L’uomo comune è l’uomo che si affida al senso comune per vivere ogni giorno e trova nei luoghi comuni la vicinanza col resto del popolo. L’uomo comune è l’uomo che riflette davvero, poiché sa nel suo intimo che esiste un modo di pensare libero, ma che in alcuni momenti è meglio metterlo da parte per questioni più importanti (come far sedere celermente una donna anziana che non si regge in piedi sul bus). L’uomo comune è l’uomo che pur di abbattere le barriere che la società ci impone è disposto a mettere da parte il pensiero critico e a gettarsi nel flusso dei pregiudizi da osteria, annuendo a frasi come: “Tutti i politici sono corrotti”, o: “Ai miei tempi c’era più rispetto per gli anziani”, non perché vi sia necessariamente della verità in esse, ma perché più importante di una banale verità come quella che in tutti i tempi i giovani mancano di rispetto agli anziani è la comunanza con gli altri esseri umani. Più importante di affermare tante verità è affermare l’unica verità che davvero conta, e cioè che siamo tutti sulla stessa barca. O come direbbe il mio amico GKC: “Non solo siamo tutti sulla stessa barca, ma soffriamo tutti il mal di mare”.
Edoardo Dantonia: classe 1992, sono il più giovane e il più indegno di questo terzetto di spostati che si fa chiamare Schegge Riunite. Raccontavo storie ancor prima di saper scrivere, quando cioè imbastivo veri e propri spettacoli con i miei pupazzi, o quando disegnavo strisce simili a fumetti su innumerevoli fogli di carta. Amante della letteratura, in particolare quella fantastica e fantascientifica, il mio sogno è anche la mia più grande paura: fare della scrittura, cioè la mia passione, il mio mestiere.