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Problemi di traduzione: Craig-Fry

Si tratterebbe di un caso banale se non fosse che altri traduttori hanno fatto scelte diverse, quindi eccomi ad esplicarlo.

Ne “Le tribolazioni di un Cinese in Cina” Jules Verne inserisce due personaggi in modo singolare. La prima volta che vengono chiamati, i loro nomi sono uniti da un trattino: Craig-Fry. L’autore bretone si affretta poi a spiegare che essi erano una mente sola in due corpi diversi. Durante tutto lo svolgimento del romanzo i due procedono a completare le frasi l’uno dell’altro e la pensano talmente allo stesso modo che non hanno bisogno di consultarsi. La cosa serve a produrre un certo effetto comico e, allo stesso tempo, a tener nascosta una parte dei loro pensieri al lettore fino quasi alla fine.

I loro nomi vengono spesso citati insieme come Craig-Fry, Fry-Craig e qualche volta separati dalla congiunzione: Craig e Fry; il verbo che reggono quando sono soggetto è sempre concordato al plurale, così come ogni aggettivo che a loro si riferisce, il che può creare un effetto vagamente straniante.

Il traduttore qui si trova davanti ad una scelta: o normalizzare questa anomalia separando sempre i due nomi, o mantenerla insieme al suo effetto.

Ora, se questo effetto non fosse voluto, la scelta sarebbe ovvia: si normalizza e Craig-Fry diventa Craig e Fry in ogni occasione. La lettura diventa più semplice e scorrevole, si evitano eventuali refusi e tutto quadra perfettamente.

Il problema è che Verne non ha scritto solo Craig-Fry. L’alternanza tra le varie forme, la scelta dell’una rispetto all’altra, non è solo variatio ma anche una decisione con scopi ben precisi. In altre parole l’effetto straniante è voluto, e non a caso. Di fatto costituisce la parte più approfondita dell’analisi della personalità dei due agenti, che altrimenti resterebbero dei manichini il cui unico scopo è fornire di tanto in tanto una soluzione al pericolo del momento, soluzione comunque spesso inefficiente.

Verne, insomma, non è uno sciocco e non si dedica ad un gioco puramente estetico o sperimentale a buttar dentro i nomi a quel modo. La sua scelta va rispettata e riprodotta.

Rimuovere Craig-Fry e Fry-Craig significa togliere una ricchezza all’opera, un accennare alla loro personalità, ai loro interessi e ai loro scopi che, pur se resi espliciti altrove, si colorano di un’ironia più sottile una volta che si ricorda questa strana unione d’intenti fra i due.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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