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Old money is good money

Lo scandalo che sta riguardando MrBeast (e forse lo condurrà alla caduta) ha aperto una finestra sui molteplici scandali analoghi che hanno coinvolto youtubers e scammers di vario genere sul web. Certo, internet reagisce in fretta e spesso presto dimentica, ma a scorrere la quantità di controversie che hanno riguardato influencers e content creators di livello anche solo nell’ultimo paio di mesi siamo costretti a porci qualche domanda.

Si potrebbe chiudere il tutto con qualche considerazione cinica sul fatto che i soldi rovinano chi li ha (e anche chi non li ha e li vorrebbe), eppure è singolare che questi scandali riguardino molto spesso i parvenu del momento, arricchiti, gente salita sul podio del successo e della ricchezza quasi d’improvviso. Certo, non si può dire solo bene dei vecchi ricchi, quelli che hanno ereditato imperi costruiti nel corso di generazioni o addirittura secoli; eppure mancano totalmente questi scandali esplosivi e distruttivi. Se poi sbucano, riguardano un membro della famiglia che viene isolato, la crisi viene gestita e tutto torna realmente come prima, o ad una nuova normalità che non solo non intacca il prestigio della famiglia ma spesso neanche le sue finanze.

Il fatto è che i vecchi ricchi hanno sempre avuto un pregiudizio per i nuovi e spesso a ragione. Certo, non c’è nulla di male nel vendere cibo per cani e diventare in questo modo milionario in pochi anni. Ma non tutti sono così onesti. Esistono molti modi di fare soldi in fretta e non tutti sono così onesti; ancora di più però può essere preoccupante l’animo di chi li fa.

Ci viene spesso raccontato come un virtuoso esempio di gloria e successo il fatto che uno si dedichi anima e corpo a far soldi in un certo ambito, fino a diventarne ossessionato. Per noi è normale ammirare chi ce l’ha fatta e, conoscendo la sua storia, speriamo di farcela anche noi. Pensiamo che il successo e la ricchezza siano in qualche modo meritati grazie al duro lavoro che è stato messo nel progetto. L’aristocratico però, e lo stesso per il membro dell’alta borghesia, quella che ai tempi dell’antica Roma si sarebbe chiamata equestre, non si cura di queste cose. Sa che il merito, la virtù non sono così semplici e apparenti; forse sa anche che nessuno è davvero virtuoso.

La nostra visione della realtà è piagata da un senso di colpa per la ricchezza acquisita. Proudhon sarebbe fiero di noi: abbiamo paura di ereditare e vorremmo meritarci tutto quello che abbiamo, il che è un pensiero da uomini solitari e folli. L’eredità ci parla di qualcosa di grande. Un amore che di padre in figlio ha conservato, messo da parte, sacrificato un pezzettino di presente per il futuro non solo proprio, ma anche dei propri figli. L’eredità è un dono di cui dobbiamo fare buon uso, non sentirci in colpa; ma la vergogna è uno stato d’animo molto più comodo della responsabilità. Ci fa stare male, ma non tanto male da farci agire e lanciare nel grande incognito.

Ed è forse qui che incomincia il problema dei nuovi ricchi. Gli old money non hanno nulla da dimostrare e per questo possono agire con gratuità. Per il parvenu però la filantropia, la responsabilità sociale d’impresa, la leiturgeia hanno un significato diverso: non sta agendo per la comunità, ma per dimostrare a sé e agli altri di essere parte dell’élite. Questo è lo spirito con cui Lodovico dà di spada, in quell’atto che lo avrebbe poi portato a diventare Padre Cristoforo; non tutti però hanno questa capacità di ravvedersi, così come non tutti hanno la furia di arrivare ad un atto così estremo da costringerli a farlo.

Il fatto è che nel parvenu è radicata la convinzione che lui quei soldi se li è guadagnati e di conseguenza meritati e che questo lo rende buono a prescindere. Il suo motto spesso non è solo pecunia non olet ma i denari han sempre ragione. Le sue opere benefiche servono a farlo sentire buono e a mostrarsi tale, ma mentre una mano spande, spesso l’altra ruba; è il paradosso di un Robin Hood al contrario, quello che dona per poter rubare. Ha fatto tanto bene, potrà ben permettersi un paio di scappatelle, magari per poterne far altro.

Sia chiaro, non vale per tutti; ma questa è la cruna dell’ago attraverso cui l’arricchito deve passare. Il ricco potrà pensare che quello che ha gli basti; l’arricchito penserà di essere l’uomo migliore del mondo. Potremo invidiare ed essere cattivi quanto vogliamo per lo stile di vita più o meno debosciato dell’ereditiere, ma questi difficilmente avrà l’odiosa spocchia del parvenu, l’uomo che pensa che, se sei povero, è perché te lo meriti e che ti sbatterà i suoi soldi in faccia, magari regalandoteli.

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Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

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