Attraverso la neve

Sabato, appena fatta una lunga camminata sotto la neve, ben coperto, a parte per le scarpe che sono da sempre il mio tallone d’Achille, rientro in casa e mi scrollo di dosso un mantello di fiocchi candidi, che vanno a bagnare il vano delle scale.
Tiro fuori il cellulare, nel caso qualcuno mi avesse cercato e fra gli stati di whatsapp ne trovo uno che mi blocca a riflettere: “Bella la neve, ma in montagna, adesso basta!” scrive una mia conoscente che sta in una grande città.
Ed ha perfettamente ragione. La neve crea un sacco di problemi e contrattempi; è fredda e riesce a bagnarti i piedi fino all’osso anche quando hai delle scarpe impermeabili; blocca le strade alle auto, rende difficile camminare e molto poco piacevole uscire, a meno che non si abbia un paio di sci ai piedi. Il suo manto bianco, per quanto gradevole alla vista, crea un grosso numero di problemi; la neve è infida e pericolosa.

La verità è però che, quando sono uscito con cappotto e cappuccio, io cercavo proprio questo; il più grande splendore della neve sta proprio nel fatto che la sua bellezza ha un prezzo e che questo prezzo si paga subito. Il suo candore non si sottomette senza lo sforzo di essere domato; semplicemente, in alcuni casi, è stato domato per noi. La neve non è solo quella cosa che possiamo guardare con gioia e malinconia dalla nostra finestra standocene bel belli al caldo, oppure che possiamo affrontare ben preparati in una stazione sciistica in una giornata che abbiamo dedicato a quella che crediamo essere avventura. D’altra parte non è neanche soltanto il sovrapporsi di disagi, ritardi di mezzi e treni, gelo e umido che si insinuano in ogni possibile apertura nelle nostre difese.

Più di tutto essa rappresenta quel monito che tutte le vere avventure portano con sé: per affrontare il mondo occorre essere preparati. Solo in questo caso se ne potrà godere la reale bellezza, solo così se ne potrà apprezzare il valore segreto. Essere preparati (coprirsi nel modo giusto, alzarsi un’ora prima a spalare il vialetto o per prendere i mezzi in modo di arrivare per tempo, o ancora essere in grado di lavorare o studiare a casa in casi estremi) è il prezzo da pagare per poter godere del bene che essa è, come di ogni altro bene, il che è bello e istruttivo.

Website |  + posts

Samuele Baracani: nato nel 1991, biellese, ma non abbastanza, pendolare cronico, cresciuto nelle peggiori scuole che mi hanno avviato alla letteratura e, di lì, allo scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per perdere tempo e farlo perdere a chi mi legge. Mi diletto nella prosa e nella poesia sull'esempio degli autori che più amo, da Tasso a David Foster Wallace. Su ispirazione chauceriana ho raccolto un paio di raccontini di bassa lega in un libro che ho intitolato Novelle Pendolari e, non contento, ho deciso di ripetere lo scempio con Fuga dai Faggi Silenziosi.

Schegge Riunite